01/05/2015
 Il Venerdi di Repubblica
 economie - Rien ne va plus
 La partita truccata del gioco d'azzardo: cosi lo Stato perde pensando di vincere
 I soldi puntati vanno al fisco in minima parte. E sono tutti sottratti alla crescita economica. I data i uno studio
 

Meno pane e frutta, più slot machine. La "dieta" degli italiani si e' trasformata, e non e' diventata più sana. Se infatti in questi anni, causa la crisi, abbiamo risparmiato su quasi tutto, inclusi i generi alimentari, sempre più solo sono finiti nel gioco d'azzardo, che succhia in media un euro ogni otto destinati ai consumi. Dal 2000 al 2014 questa spesa - che comprende soprattutto slot machine, ma anche lotto, enalotto, Gratta e vinci, bingo, casino' online e scommesse sportive - e' passata dal 15,8 a 84,7 miliardi. Nel 1998 incideva per il 2,68 per cento su tutti i consumi familiari, nel 2012 e' salita a 12 punti, e in termini di tempo rappresenta ogni anno l'equivalente di 70 milioni di giornate lavorative medie. "Divertirsi da morire", come diceva il sociologo americano Neil Postman.

Questi dati impressionanti sono contenuti in una ricerca elaborata per la Camera di commercio di Roma. Qualcuno potrebbe dire: bene, vuol dire che lo Stato incassa tanti soldi, circa 8 miliardi di euro l'anno (più o meno il doppio della famosa Imu sulla prima casa), grazie a concessioni e tasse. Pero' il sociologo Maurizio Fiasco, docente della Scuola di Polizia e curatore del dossier, si e' fatto due conti e sostiene che la spesa in gioco d'azzardo sottrae una domanda di consumi che potrebbe "contribuire a una crescita economica di almeno 20 miliardi nel commercio e nei servizi destinati alla vendita e porterebbe 4 miliardi nei settori direttamente produttive: industria, agricoltura e artigianato. In pratica, si e' dissipato un potenziale di occupazione valutabile in 90 mila addetti nel commercio e nei servizi, e in 25 mila nell'industria. E poi diverse grandi società' del gioco d'azzardo hanno ormai sede fiscale all'estero e i soldi spesi dai giocatori non solo non vanno ad aumentare i fatturati di negozianti e produttori, ma, quando portano delle vincite, vengono quasi sempre reinvestiti in altre giocate, in un circolo vizioso".

Al di la' della questione etica, c'e' dunque un grosso problema economico. Anche perché', se e' vero che gli italiani giocano sempre di più, lo Stato ci guadagna meno. Il peso percentuale delle entrate erariali rispetto alla spesa totale e' passato dal 19,06 del 2006 al 9,65 del 2013. "I nuovi giochi, come le scommesse online, sono sottoposti a una tassazione bassissima rispetto a quelli tradizionali, e con il loro diffondersi lo Stato incassa sempre meno". E anche per la cosiddetta "filiera" del gioco - concessionari, gestori e pubblici esercizi - gli affari diminuiscono: "Nel 2014 ha preso poco più del 10 per cento del denaro speso dai giocatori".

Una realtà' amara per la società italiana, tanto più se consideriamo che, come hanno mostrato le inchieste della magistratura, nei business del gioco d'azzardo e' direttamente coinvolta la criminalità' organizzata. In che modo? "Con l'accaparramento delle licenze per slot e centri scommesse, con l'estorsione ai gestori dei locali, il riciclaggio e i prestiti a usura. E poi con la manomissione delle macchinette, che e' punita solo amministrativamente ed e' difficile da individuare, visto che per il test serve un perito elettronico e quindi i controlli sono rari" risponde Maurizio Fiasco, che in un altro rapporto, curato per la Consulta nazionale antiusura fa notare come proprio la manomissione delle slot, sia all'origine del falso dato per cui al Sud si giocherebbe di meno.

Il discorso sulle slot macchine si intreccia anche con quello sui negozi di "compro oro". Nell'ultimo decennio abbiamo assistito a un boom di questi sportelli di acquisto di metalli preziosi usati, attività che hanno sollevato dubbi e allarmi, perché possono essere usate per la ricettazione, il contrabbando, il riciclaggio, e appunto il finanziamento del gioco d'azzardo. Ebbene, se si guarda ad esempio alla distribuzione dei "compro oro" sulla mappa di Roma, si scopre che sono collocati su direttrici omogenee a quelle di locali del gioco d'azzardo (soprattutto tra la via Prenestina e l'Appia Nuova), quasi fossero vasi comunicanti: ci si vende l'oro di famiglia, e con i contanti si va a giocare. Fiasco racconta che una variante di questo processo e' il cosiddetto fenomeno, illegale, del ritraggono: "Un "compro oro" dovrebbe fondere il metallo che acquista, ma d'accordo con il venditore tiene invece in pegno l'oggetto che riceve, gli fornisce contanti, e glielo rivende qualche giorno dopo a un prezzo superiore". Magari pagato con i soldi vinti al gioco".

Stando alle cifre nel nostro Paese e' in atto una vera trasformazione antropologica, dal cittadino risparmiatore a quello che sogna di guadagnare tutto in un attimo, senza fatica. Prima del 1992, anno della legalizzazione del gioco d'azzardo, infatti, gli italiani giocavano meno della media europea. Con la crisi di inizi anni Novanta e il rischio default, il Paese ha puntato sul gioco pubblico come leva fiscale. "Lo Stato ha preso a intervenire su tutto il processo, dall'autorizzazione alla concessione e alla gestione dei giochi".

Sono arrivate la seconda e la terza giocata settimanale del Lotto, e poi le lotterie "istantanee" come il gratta e vinci. Cicli di gioco sempre più veloci, con vincite facile ma manine, "illusorie", l'ideale per i giocatori compulsivi. La tecnologia ha fatto il resto: slot machine, scommesse e casino online, dove giocare anche via smartphone. Il problema e' che, a differenza dei casino' "con gli specchi e i tavoli verdi" (più elitari e forse non a caso oggi in crisi), la maggior parte di questi giochi svuota le tasche dei più poveri.

Il governo Renzi ha da poco presentato un piano che prevede un taglio di 100 mila slo machine, l'introduzione di nuovi criteri per l'apertura delle sale da gioco e l'istituzione di un fondo di 200 milioni di euro per la cura delle dipendenze, oltre ai 50 gia' previsti dalla Legge di stabilita'.

Fiasco giudica pero' il taglio delle 100 mila slot "un falso progresso", visto che nei bar e nei ristoranti potrebbero essere sostituite con apparecchi simili alle più' dannose Vlt, le videolottery, che finora erano permesse solo in sale dedicate e che inghiottono banconote e non monetine. Quanto al fondo di 200 milioni, lo ritiene un paradosso: "Lo Stato ammette di voler fare soldi tramite un servizio che fa male ai cittadini, ma non si impegna davvero per ridimensionare il business". Fiasco propone di ridurre drasticamente il numero delle slot, di togliere ancora di più dai luoghi della quotidianità', di bandire la pubblicità' e di vietare nelle sale da gioco fumo e alcol, che fanno crescere la compulsivita'. Serve una terapia shock: "L'idea di tornare indietro a prima del 1992 non può essere un tabu'".

Scritto da: Daniele Castellani Perelli