| CAMPOFORMIDO. «Qui si arriva come individui, si diventa gruppo e si esce come persone». Il percorso che un giocatore d’azzardo intraprende nel Centro di recupero di Campoformido, nato nel 1995 grazie allo psicoterapeuta Rolando De Luca (nella foto qui sopra), segue una linea coerente: vuole, tramite lo strumento della comunicazione all'interno di un gruppo terapeutico, far ritrovare ai giocatori l’equilibrio perso a causa dell'azzardo. Gli effetti? Ci sono.
Un indice di disoccupazione vicino allo zero, nessun suicidio, un’altissima percentuale di giocatori (92%) che hanno smesso definitivamente.
Domani, domenica, dalle 9, nella sala consiliare del Comune di Campoformido, si terrà la presentazione della ricerca sulla terapia di gruppo con giocatori d’azzardo e familiari, dove saranno illustrati i risultati dopo tre anni di trattamento.
Oltre a De Luca, interverranno il sindaco di Campoformido, Monica Bertolini; il presidente dell’Agita, associazione degli ex giocatori d’azzardo, Adriano Valvasori; gli psicoterapeuti Gianni Savron e Rodolfo Picciulin. Moderatore sarà il giornalista del Messaggero Veneto Paolo Mosanghini.
Due sono i dati che De Luca vuole sottolineare. «Dopo la terapia, l’indice di disoccupazione tra i partecipanti è dell’1%: sintomo di come nei gruppi di terapia si vada oltre le patologie per far sì che le persone si riapproprino della loro vita attraverso lo stimolo del gruppo – spiega – . Il secondo riguarda i suicidi: in tantissimi anni di attività clinica, non si è verificato un solo caso».
Alcuni numeri, relativi a uomini e donne usciti dal Centro (175 in totale, tra giocatori e familiari), sono stati anticipati dallo psicoterapeuta. Il 92% dei giocatori che partecipano alla terapia non gioca più d’azzardo, mentre il restante 8%, pur continuando a frequentare i gruppi terapeutici, gioca ancora, anche se in misura assolutamente inferiore.
«I giocatori mostrano di ridurre i comportamenti impulsivi e di ricevere gradualmente sollievo dalla vicinanza affettiva degli altri oltre a ridurre notevolmente gli stati d’ansia e di depressione – commenta il dottor De Luca, precisando quanto sia fondamentale la presenza di un parente durante la terapia – . I familiari mostrano un significativo allentamento delle tensioni e una maggiore apertura emotiva nei rapporti interpersonali».
Per quanto riguarda le abitudini di gioco, queste sono così suddivise: il 33% si dedicava alle new slot; il 21% frequentava il casinò; il 14% si misurava con il grattaevinci; il 10% sceglieva il lotto, il 9% il superenalotto; il 3% le corse di cavalli; e ancora, il 2 % frequentava le bische; l’1% giocava al Bingo. Il restante 7% infine si dedicava ad altro, come il Totocalcio, scommesse, poker on line. Viene inoltre confermato che molti giocatori d’azzardo sono anche fumatori.
«Nel corso degli anni di terapia di gruppo le persone tendano ad abbandonare completamente anche la dipendenza da tabacco, il che significa che si fa strada un nuovo stile di vita, decisamente orientato al benessere – aggiunge il terapeuta – . È stato osservato un decremento di soggetti fumatori dal 90% al 48 %». Frequentare il Centro rappresenta un’incredibile possibilità di guarigione.
Tuttavia, soprattutto all'inizio del percorso, lo stesso psicoterapeuta si aspetta qualche “cedimento”. Il 38% dei giocatori ha ammesso di avere avuto delle ricadute. «Una cosa normale in un percorso così lungo – prosegue De Luca – . Per chi decide di abbandonare invece, dal 2010 al 2016 si è verificato nel 4% dei casi, abbiamo notato che c’è un repentino ritorno al sintomo».
Nonostante la portata dei danni che il problema del gioco d’azzardo comporta, nessuno fa nulla per mettervi fine. Anzi. «Bisognerebbe ridurre l’offerta di azzardo, eliminare la pubblicità, aumentare l’informazione sui pericoli della dipendenza e invece le cose vanno al contrario» conclude De Luca.
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