Uscire ridendo dal giogo d’azzardo”! Non esiste espressione più adeguata per definire lo spirito di questo libro. Si tratta infatti di una raccolta di oltre duecento tra battute umoristiche, lapsus, errori grammaticali, giochi di parole e spontanei motti di spirito emersi nel contesto della terapia di gruppo per giocatori d’azzardo e loro famiglie di Campoformido (Udine) nell’arco di 10 anni di sedute con dieci gruppi differenti, composti da giocatori e loro familiari. Questa raccolta ha una storia. Nel corso della sua esperienza infatti il Dott. Rolando De Luca, a partire da una sua innata tendenza alla ricerca dell’ilarità in qualsiasi situazione, in parte intuitivamente e in parte consapevolmente ha ricercato nelle innumerevoli storie, a volte estremamente tragiche, una scintilla di leggerezza, annotando minuziosamente qualsiasi aspetto faceto emergesse spontaneamente nel corso delle sedute. Dividendo così la sua attenzione tra la drammaticità e la spensieratezza che paradossalmente, ma al contempo armoniosamente, si combinavano tra loro nel corso delle sedute, questo intuitivo psicoterapeuta ha notato, seduta dopo seduta, la peculiare frequenza con la quale la leggerezza, come spinta da una necessità interna alle persone, scaturisse spontaneamente in un contesto tanto impregnato di sofferenza. Senza farsi sfuggire questo aspetto, e favorito in ciò dalla sua propensione al “paradosso”, è riuscito nel tempo a combinare la terapia con un’analisi dapprima personale, ed in seguito condivisa con il gruppo, proprio di questa necessità tanto singolare della psiche umana: trovare l’umorismo nella drammaticità.Fin dall’inizio, e sempre di più nel corso degli anni, i gruppi hanno accettato positivamente questa eccentrica proposta del loro psicoterapeuta, credendoci sempre di più e facendo propria l’attitudine a cogliere il lato divertente dei vissuti condivisi, indipendentemente dalla loro tragicità. Possiamo dunque parlare di un lavoro che, da un certo momento in poi, si è andato “co-costruendo” ed è diventato nel tempo una vera e propria collaborazione di tutti nella ricerca di un sorriso tra le lacrime. Per collaborazione intendiamo in alcuni casi l’emergere di affermazioni del terapeuta, condivise ed accolte dal gruppo con una disponibilità positiva sempre più spiccata a far entrare il buonumore nel contesto terapeutico; altre volte, ci riferiamo a proposte spontanee di spunti comici da parte degli stessi membri del gruppo, immediatamente messe a fuoco e incentivate dal terapeuta. In entrambi i casi, il raggiungimento dell’obiettivo di re-integrare la sostanziale polarità affettiva della personalità umana, espressa nelle sue componenti seria e faceta, in un contesto in cui il dolore tenderebbe a sopprimere le risorse e l’umano bisogno di leggerezza, si è potuto considerare estremamente facilitato, in perfetto accordo con la finalità della terapia stessa. Un altro aspetto importante dell’umorismo in terapia, come viene concepito in questa sede, è il perdurare nel tempo e l’estendersi oltre lo spazio terapeutico dell’effetto benefico delle battute emerse nelle sessioni di gruppo. Una risata spontanea, fiorita in mezzo all’angoscia più o meno intensa di una seduta di gruppo, si associa sempre ad una momentanea ma importante dissoluzione della tensione dolorosa del processo terapeutico. Questo conferisce all’umorismo nato in terapia un’energia sufficiente per uscire dal gruppo ed accompagnare chi l’ha condiviso per un tempo ben più esteso rispetto all’esperienza puntuale. Le battute più belle diventano infatti parte dell’identità del gruppo, della sua storia, e vengono ricordate e tramandate nel tempo ai nuovi membri, trasformandosi in un vero e proprio patrimonio collettivo di buon umore e diffondendo il loro effetto anche a coloro che non erano presenti nel momento in cui sono emerse. Così come la terapia entra nelle case e si “contagia” a chi non è presente, allo stesso modo il divertimento sperimentato in terapia viene “contagiato” ai figli, ai partner, e in generale a coloro che comunque condividono la dolorosa realtà del giocatore, e che in questo modo ne possono trarre beneficio. Ma cosa s’intende per “valore terapeutico” dell’umorismo? Il Dott. De Luca, in base alla sua esperienza decennale con i gruppi e partendo dal presupposto che non possa esistere un gruppo che lavori con l’umorismo senza un terapeuta che sia genuinamente interessato all’umorismo come strumento, propone la ricerca del divertimento in terapia come una vera e propria metodologia di lavoro, più o meno condivisibile, con una sua precisa funzione nel processo di cambiamento terapeutico. A partire dalla prima richiesta di aiuto, spesso telefonica, di coloro che diverranno futuri membri del gruppo, fino alla quotidianità del processo terapeutico, secondo il Dottor. De Luca un umorismo usato con discrezione e soprattutto sottolineato nel suo presentarsi spontaneamente e naturalmente in terapia come risorsa naturale dell’essere umano, pur in una condizione di sofferenza, crea un clima che abbassa l’ansia e l’ostilità in molte situazioni cruciali, come per esempio all’entrata in gruppo di nuovi membri. Per coloro che chiedono aiuto ed arrivano in terapia in condizioni disperate - afflitti non solo da un problema economico concreto, quanto soprattutto da un’insieme di vissuti tragici, affettivamente connotati da un’onnipresente senso di colpa e costellati da dinamiche familiari autodistruttive - riuscire a ridere, o meglio darsi il permesso di trovare il lato divertente dell’essere membri di un gruppo di psicoterapia insieme ad altri come loro, diventa la chiave di volta per rimettere in moto dei meccanismi sani bloccati da generazioni. Il paradosso della battuta nella tragedia e il suo impressionante potere catartico divengono dunque la testimonianza della versatilità della terapia stessa, nella quale le potenzialità di cambiamento molto spesso vengono alla luce in tempi e spazi impensabili ed offrono al terapeuta attento un ventaglio di possibilità terapeutiche che non si limita alla semplice applicazione di un metodo strettamente “convenzionale”. De Luca arriva a parlare dell’umorismo in terapia come di una “tecnica mascherata”. Ciò che infatti è apparentemente spontaneo, leggero, estraneo alla terapia in sé, viene infatti usato dal terapeuta con una finalità ben precisa e ha una sua struttura, in paradossale accordo con l’uscita dalle regole standard che l’esperienza umoristica in quanto tale rappresenta per la persona. Nell’utilizzo dell’umorismo in terapia, è infine importante sottolineare il concetto di responsabilità del terapeuta nell’usare uno strumento in grado di entrare direttamente nella vita del paziente, a volte in modo superficialmente irriverente ma con la straordinaria facoltà di squarciare senza ferire, di ottenere il permesso divertito di chi mette la propria vita nelle mani di un professionista e di un gruppo di persone per uscire cambiato da questa esperienza. E’ perciò importante tenere conto di quanto la leggerezza di chi soffre rimanga sempre e comunque un dono prezioso e delicato, un’offerta che il gruppo fa e si fa, e che come tale va maneggiato con cura e rispetto, perché solo così potrà produrre cambiamento.
Dati tecnici sulla raccolta Come anticipato nell’introduzione, questa raccolta include diverse espressioni dell’umorismo terapeutico: in alcuni casi si tratta di motti di spirito, in altri di giochi di parole, in altri ancora di semplici errori grammaticali o concettuali di particolare comicità. Si tratta di materiale autentico, emerso nel contesto di più di dieci anni di sedute di gruppo presso il Centro di terapia per giocatori d’azzardo e loro famiglie di Campoformido (Udine) e annotato minuziosamente dal Dott. Rolando De Luca nel corso della terapia, con la collaborazione e il consenso dei membri di ogni gruppo. Le battute sono state divise in categorie, in base alle loro caratteristiche peculiari. Ognuna di esse ha un titolo, che in qualche modo riprende l’umorismo della battuta, completandone il senso e favorendone la comprensione (che non sempre risulta diretta, a causa della specificità del contesto in cui le battute riportate hanno origine). Non viene fatta distinzione in base all’ “artefice” delle battute (del quale è indicato sotto ogni battuta un nome di fantasia), che in certi casi sono gli stessi giocatori, in altri sono le loro mogli, i fratelli o altri familiari presenti in terapia, e in molti altri casi è lo stesso terapeuta. La lettura è scorrevole e relativamente semplice, connotata immancabilmente da una clima faceto e ironico, del quale forse l’unico neo è la facoltà di mascherare fin troppo bene il “lato oscuro” della terapia, quello di un’umanità sofferente che lotta per sopravvivere e ritrovare la pace. Ci auguriamo quindi che nel leggere questa raccolta di battute, e nel sorridere di quanto in essa viene presentato con tale finalità, non ci si dimentichi di tener conto di quanto sia prezioso di per sé il sorriso, e di quanto sia costato a coloro che hanno saputo mostrarlo comunque in terapia, dimenticandosi per un momento di essere “il fallimento più riuscito della propria vita”.