Nel centro di terapia per giocatori d’azzardo e loro famigliari di Campoformido l’emergenza Coronavirus non ha fermato la terapia di gruppo: gli incontri infatti stanno proseguendo in videoconferenza. Si tratta di una delle poche esperienze di questo tipo in Italia dove invece l’emergenza ha nella maggior parte dei casi interrotto l’attività dei gruppi di auto e mutuo aiuto.
Attivo da oltre vent’anni, il centro, sotto la guida dello psicologo psicoterapeuta Rolando De Luca, segue dieci gruppi di giocatori d’azzardo e loro familiari, con la partecipazione annuale di oltre 200 persone. “Nonostante i dubbi sulla fattibilità di una psicoterapia di gruppo non ‘vis-à-vis’ - spiega De Luca - ho scelto di continuare il lavoro terapeutico attraverso una delle tante piattaforme per la comunicazione a distanza. La decisione, nonostante le non poche difficoltà tecniche ed organizzative, è stata presa perché ritenevo necessario mantenere la continuità terapeutica, a maggior ragione in un periodo complicato come questo, in cui è quanto mai fondamentale evitare che l’isolamento fisico si traduca in isolamento mentale ed affettivo”.
Per questo De Luca ha sollecitato tutti i partecipanti ai gruppi ad iscriversi alla piattaforma, fornendo anche l’assistenza di un tecnico a coloro che avessero incontrato difficoltà. Le sedute di psicoterapia di gruppo online hanno preso avvio da inizio marzo, “secondo gli stessi orari e regole delle sedute tradizionali, che ad oggi hanno già raggiunto il numero di quaranta e che, prima della fine dell’emergenza, potrebbero superare le duecento”.
De Luca si dice “convinto della validità di questa scelta, considerati anche i feedback positivi ricevuti fin da subito dalla famiglie”. Ai partecipanti, infatti, è stato sottoposto un questionario di valutazione, realizzato da De Luca assieme al dottor Gianni Savron. “Il lavoro terapeutico di Campoformido - prosegue il responsabile del centro - non ha come obbiettivo la sola e superficiale remissione dal sintomo, ma la ristrutturazione del proprio sistema e di quello familiare, attraverso un percorso terapeutico a lungo termine”.
“Ed è proprio in un periodo drammatico e di isolamento come quello attuale che diventa fondamentale il proseguimento del lavoro terapeutico di gruppo, pur con modalità non ortodosse. Modalità - fa sapere De Luca, che, al netto dei propri limiti, si stanno rivelando per certi aspetti per fino vantaggiose: la partecipazione alle sedute è aumentata, superando dopo la terza settimana il 90%, ma soprattutto si è riusciti a coinvolgere in terapia familiari finora reticenti o prima impossibilitati a partecipare perché residenti all’estero. La speranza - conclude De Luca - è che questa ed altre esperienze similari possano contribuire a oltrepassare ostacoli e resistenze che limitano la sperimentazione e lo studio di nuove modalità terapeutiche, dando il la a interventi terapeutici che non si frantumino nelle difficoltà dei tempi complicati che stiamo vivendo”.