A fine febbraio 2020 appariva chiaro che la pandemia di COVID-19 avrebbe presto reso impraticabile il proseguimento della psicoterapia di gru3ppo nella sala di Campoformido (UD) dove da oltre vent’anni conduco dieci gruppi per giocatori d’azzardo e loro familiari con la partecipazione attuale di oltre duecento persone. Si tratta di gruppi terapeutici che hanno superato le 10’000 sedute e dove hanno già terminato il percorso terapeutico 220 persone, con follow-up sui sintomi fino a 15 anni. Nonostante i dubbi sulla fattibilità di una psicoterapia di gruppo non vis-à-vis, ho scelto di continuare il lavoro terapeutico attraverso una delle tante piattaforme per la comunicazione a distanza. La decisione, nonostante le non poche difficoltà tecniche ed organizzative, è stata presa perché ritenevo necessario mantenere la continuità terapeutica, a maggior ragione in un periodo complicato come questo, in cui è quanto mai fondamentale evitare che l’isolamento fisico si traduca in isolamento mentale ed affettivo, sfruttando i mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione senza nascondersi dietro ostacoli tecnici.
La considero altresì un’opportunità interessante di sperimentazione nell’ambito del lavoro terapeutico di gruppo, dal momento che costringe tutti i partecipanti, terapeuta compreso, a confrontarsi con il nuovo, esplorando nuove forme comunicative e dovendo rinunciare ad altre.
Con queste premesse ho sollecitato tutti i partecipanti ai gruppi terapeutici ad iscriversi alla piattaforma, fornendo l’assistenza di un tecnico a coloro che avessero incontrato difficoltà in tal senso. Da inizio marzo hanno quindi preso il via le sedute di psicoterapia di gruppo online, secondo gli stessi orari e regole delle sedute tradizionali, che ad oggi hanno già raggiunto il numero di quaranta e che, prima della fine dell’emergenza, potrebbero superare le duecento. Ad un mese di distanza sono ancora più convinto della validità di questa scelta, considerati anche i feedback positivi ricevuti fin da subito dalle famiglie. In considerazione dell’interesse clinico di questa esperienza, assieme al dott. Gianni Savron, abbiamo messo a punto un questionario di valutazione volto all’analisi dell’efficacia di questa modalità terapeutica e dei vissuti dei partecipanti.
Il lavoro terapeutico dei gruppi di Campoformido non ha come obiettivo la sola e superficiale remissione dal sintomo che ha portato i partecipanti in terapia (astinenza dall’azzardo), ma la ristrutturazione del proprio sistema e di quello familiare, attraverso un percorso terapeutico a lungo termine che implica l’appropriarsi di punti di vista diversi, conducendo, seduta dopo seduta, al consolidamento di equilibri nuovi e al recupero, per citare Freud, dell’infelicità comune, ben diversa da quella patologica.
Ed è proprio in un periodo drammatico e di isolamento come quello attuale che diventa fondamentale il proseguimento del lavoro terapeutico di gruppo, pur con modalità non ortodosse. Modalità che, al netto dei propri limiti, si stanno rivelando per certi aspetti perfino vantaggiose: la partecipazione alle sedute è aumentata, superando dopo la terza settimana il 90%, ma soprattutto, dato questo particolarmente interessante, si è riusciti a coinvolgere in terapia familiari finora reticenti o impossibilitati a partecipare perché residenti all’estero. La speranza è che questa ed altre esperienze similari possano contribuire a oltrepassare ostacoli e resistenze che limitano la sperimentazione e lo studio di nuove modalità terapeutiche, dando il la a interventi terapeutici che non si frantumino nelle difficoltà dei tempi complicati che stiamo vivendo.
Dott. Rolando De Luca, psicologo psicoterapeuta responsabile del Centro di Terapia di Campoformido per ex giocatori d’azzardo e loro familiari
Beatrice De Luca, Medico, Specializzando in Psichiatria, Università di Verona