17/02/2021
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 D. Capitanucci, U. Folena; “Perché il gioco d’azzardo rovina l’Italia”. Edizioni Terra Santa, 2020.
 Recensione di Rolando De Luca tratta da "La Scommessa" Febbraio 2021
 

Il libro “Perché il gioco d’azzardo rovina l’Italia” di Daniela Capitanucci e Umberto Folena ha il pregio fin dal titolo di essere chiaro. Il lettore potrà immergersi in pagine dalla prosa scorrevole che pur trattano temi relativi all’azzardo in modo rigoroso, competente e con dovizia di particolari. È un libro che tutti, non solo giornalisti, politici e professionisti della salute, dovrebbero leggere per comprendere l’azzardo al di là delle veline istituzionali sfacciatamente di parte.

D’altra parte tra il 2014 e il 2019 il fatturato dell’azzardo legale in Italia è passato da 84,5 a 110,5 miliardi di euro, con una crescita incredibile del 30%. Sono cifre che non hanno bisogno di alcun commento, di nessuna ulteriore ricerca epidemiologica, di discussioni pro o contro: si commentano da sole e delineano una situazione che coinvolge drammaticamente, con le ovvie conseguenze, tutti i nostri territori.

Oltre alla storia dell’azzardo fin dall’antichità, vengono approfonditi punti tutt’altro che ovvi quali la differenza tra azzardo e gioco, il paradigma del “gioco responsabile”, la gestione del fenomeno da parte dello Stato, che non è arbitro ma è il maggior azionista della squadra che lo propone e lo difende.Così che in oltre vent’anni di colonizzazione del territorio nazionale, la striminzita piantina che l’azzardo era negli anni Novanta è diventata un gigantesco baobab che con i suoi rami e foglie adombra l’intera penisola. Con tutte le sciagurate conseguenze economiche, sociali, familiari e personali che ciò ha comportato, comporta e comporterà: un disastro annunciato che oramai l’abolizione della pubblicità, pur di fondamentale importanza, può solo blandamente frenare.

Interessante l’appendice dedicata all’azzardo ai tempi del coronavirus, che ha portato a una paradossale riduzione del problema, seppur sia ahimè facilmente intuibile come esso si ripresenterà più pervasivo di prima a pandemia estinta.

Meritava forse un maggiore approfondimento il tema relativo all’intervento per i giocatori e le loro famiglie da parte delle Istituzioni e del privato sociale. Se da una parte si stigmatizza che lo Stato sia il maggior azionista dell’Azzardo e al contempo finanzi campagne per la prevenzione e per la cura dei giocatori patologici, dall’altro sarebbe stato utile approfondire i concetti di terapia e di intervento che ad oggi, con le dovute distinzioni, sono assolutamente insufficienti in ambito pubblico, privato sociale e privato, essendo in molti casi rimasti solo sulla carta. Quando una città viene bombardata non si parla di prevenzione né si interviene con pannicelli caldi. Di fronte a una dipendenza pandemica che riguarda, tra giocatori patologici ed i loro familiari, milioni di persone è necessario predisporre strutture terapeutiche complesse e continuative.

La sola presa in carico, con trattamenti riduttivi e veloci (spesso in strutture di auto-aiuto e quindi non professionali) diventa complice di un sistema in cui il cittadino non può usufruire dei percorsi altamente professionali di cui questa patologia necessita. A fronte di dieci miliardi di entrate lo Stato reinveste nella cura soltanto briciole. E questo avviene in tutti gli stati dove l’azzardo è legale, non solo in Italia. Ma d’altronde lo Stato non è terzo, le ingenti entrate derivanti dall’azzardo sono essenziali, e di conseguenza al di là di prese di posizione di facciata ne difende gli interessi, non curandosi della sostanziale risoluzione del problema. Questo libro ha tuttavia il pregio di sensibilizzare e coinvolgere i cittadini di buona volontà in un’ardua resistenza civica contro una piaga che causa un danno indotto a tutta la popolazione. Più passa il tempo più l’azzardo legale in questo Paese diventa una potenza difficilmente contrastabile. Talvolta, pur in un paese democratico, la commistione con il potere e gli interessi economici determina un cortocircuito che confonde quanto invece, come ben delineato in questo libro, è così inequivocabilmente chiaro.

Terminata la lettura viene spontaneo domandarsi “ma è possibile che in un’Italia democratica e in un’Europa rispettosa dei diritti si possa assistere nel 2020 a nefandezze di questa portata?”

Scritto da: Rolando De Luca