26/10/2023
 Messaggero Veneto
  
 Scommesse ”Non si torna più indietro”
  
 

Ci sono anche alcuni calciatori tra le centinaia di persone che dal 1993 a oggi hanno cercato con il suo aiuto di liberarsi dalla dipendenza dal gioco d’azzardo. E proprio perché i meccanismi di assuefazione sono sempre gli stessi, il dottor Rolando De Luca, psicologo e psicoterapeuta, non si è certo stupito quando pochi giorno fa è esploso il nuovo scandalo del calcio scommesse, che per il momento ha visto finire sotto indagine i giocatori Sandro Tonali, Nicolò Zaniolo e Nicolò Fagioli.

Dottor De Luca, lei guida da trent’anni il Centro di terapia per ex giocatori d’azzardo e loro familiari che dal 2020 si è trasferito da Campoformido a Faedis. Dall’alto della sua esperienza ci può dire cosa spinge un calciatore a cadere in questa spirale delle scommesse e del gioco d’azzardo in generale?
«Ci possono essere due profili di calciatore. Quello che non è riuscito a sfondare e quello che invece è diventato un giocatore di successo. Si tratta comunque di giovani che devono dedicare molte ore della giornata all’impegno fisico e che spesso abbandonano lo studio. Tutta questa pressione finisce per avere effetti pesanti su quei ragazzi che hanno labilità personali e familiari. Chi non ha successo nel calcio può rifugiarsi in una dipendenza dopo la delusione patita. Chi invece raggiunge il successo può avere comunque un bagaglio psicologico debole e non reggere. Per entrambe le tipologie di calciatori la dipendenza più semplice è quella dell’azzardo, perché è a portata di mano senza che si corra il rischio di essere individuati».

L’uso di alcol o droghe emergerebbe facilmente in uno dei numerosi controlli a cui sono sottoposti sia i professionisti, sia i calciatori di minor successo.
«Esatto. Oppure si può diventare dipendenti da giochi di ruolo o della playstation. Ci sono ragazzi che passano notti intere a giocare davanti allo schermo».

E cosa si può fare per impedire questa deriva?
«Se le società calcistiche non lavorano sul profilo psicologico dei loro ragazzi allora il rischio della dipendenza è elevato».

E che consiglio si può dare a un giovane atleta che si accorge di essere ormai vicino alla ludopatia?
«Il consiglio è quello di chiedere aiuto. Subito. Ma per esperienza devo dire che pochi giocatori d’azzardo lo fanno. Devono essere i familiari a capire che sta succedendo qualcosa. Non è facile però. Il calciatore è considerato un “mito” e non parla di questi problemi con la sua famiglia».

Il calcioscommesse degli anni Ottanta era qualcosa di diverso. Allora i giocatori cercavano di condizionare le partite, di incanalare il risultato in una direzione precisa. Adesso si tratta di una dipendenza vera e propria, almeno a giudicare dalle prime ammissioni dei tre calciatori coinvolti.
«Questo è purtroppo il risultato di ciò che è accaduto dal Duemila in poi, quando è stato legalizzato il gioco d’azzardo e così anche le scommesse sugli eventi sportivi. Negli anni Novanta il fenomeno era inesistente. Nel 2022 le somme giocate legalmente nel gioco d’azzardo sono state pari a 135 miliardi di euro, con oltre cinque milioni di persone considerati scommettitori abitudinari. Di questi ultimi, un milione e mezzo ha problemi tra dipendenza moderata ed estrema. Quello che è successo può essere spiegato con un silenzio generale che chiama in causa tutti. Ormai il peggio è stato fatto. Non si tornerà più indietro».

Negli ultimi anni c’è stato un divieto di pubblicità nei confronti dei siti delle scommesse sportive.
«Questo divieto è stato sistematicamente aggirato con la diffusione di siti di notizie sportive gestiti dagli stessi bookmaker e con la comparazione delle quote dei risultati prima delle partite. Balza agli occhi di chi guarda le partite di calcio che, oltre agli spazi quote, sono stati creati siti il cui nome richiama operatori di agenzie di scommesse. Questi cartelloni, posti a bordo campo, sono un fortissimo impulso alla pubblicità dell’azzardo e delle scommesse sportive in generale. Se tutto questo non bastasse, l’attuale ministro Andrea Abodi ha rilasciato un’intervista dichiarando: “Stiamo lavorando per rendere nuovamente legali pubblicità e sponsorizzazione delle aziende del betting anche per tutelare il gioco legale e responsabile”. Quello che serve veramente è un forte impegno di Federcalcio, società calcistiche e partiti politici nel portare avanti un programma che squarci finalmente il silenzio sulla presenza dell’azzardo e su una educazione sana all’uso del denaro».

Scritto da: Alberto Lauber