Aggirare il divieto di pubblicità al gioco d’azzardo prescritto dal Decreto Dignità, un bell’esempio di rispetto della legalità? La faccenda è presto detta. Possibile che chi non perde alcuna occasione per professarsi “paladino della legalità”, si proponga poi al pubblico con modalità certamente legalissime, ma che mirano ad aggirare – e di fatto aggirano - una norma di legge?
I fatti:
Il Decreto Dignità1 nel 2018 sanciva chiaramente il divieto di fare pubblicità al gioco d’azzardo, in modo diretto e indiretto, neppure tramite le sponsorizzazioni. Per un po’dunque i giochi d’azzardo sono spariti dalle promozioni attigue allo sport e dalla TV.
Da qualche tempo però, gli osservatori si saranno resi conto che almeno durante le partite, a bordo dei campi da calcio, e persino in TV, sono ricomparsi nuovi messaggi trigger: Bwin.tv, GiocoDigitale. game, LasVegas.news, PokerStarsNews.it, StarCasinò.sport... tanto per citarne alcuni.
Ma come? E il divieto?
“E no, signori. Sappiate che questi spot non pubblicizzano siti sui quali è possibile scommettere o giocare d’azzardo, ma forniscono invece semplicemente “informazioni”, dirette streaming e aggiornamenti su tutti gli ultimi eventi, sui giocatori preferiti o sulle strategie, da guardare per imparare”. Mi sono chiesta: imparare cosa? E ci basta questa giustificazione? Cioè, questi trigger come agiscono sullo spettatore? Questi messaggi sono sufficientemente suggestivi, al punto riuscire a ricondurre chi li riceve a ripensare al gioco d’azzardo, in modo diretto e inequivocabile? Sono ponti che accorciano le distanze e che consentono, di nuovo, il ricongiungimento tra spettatori e offerte di azzardo? Cioè, potremmo essere indotti da questi stimoli, per nulla neutri, a pensare in modo automatico e inconsapevole al noto sito di scommesse sportive, alla piattaforma di giochi d’azzardo online, alla città icona mondiale di tale attività, a quel gioco di carte a soldi tra i più famosi, sino ad arrivare alla casa da gioco virtuale che porta in alto nel firmamento stellato? E con quali risultati sui comportamenti?
Insomma, se vedessimo spot in TV o striscioni a bordo campo del tipo: Barilla.tv, Ikea.game, Esselunga.news, Poltrone&SofaNews.it, GranaPadano.sport... cosa ci verrebbe in mente? L’amata pasta italica, il popolare mobilio scandinavo, la catena di supermercati, l’onnipresente gruppo di divaneria nostrana o il delizioso formaggio che amiamo assaporare sugli spaghetti, prima ancora di qualsiasi altra cosa. E in tutto questo, l’Authority? Non pervenuta, parrebbe. Del resto, si sa: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Così potremmo concludere, citando i premi Nobel per l’Economia Akerlof e Shiller2, solo in un modo: ci prendono per fessi.